Pedro Ayres Magalhães dice che non è possibile parlare dei Madredeus senza parlare di Teresa Salgueiro. Per questo ci troviamo qui di fronte al problema di far luce su di una figura sopra le righe, assolutamente lontana da personaggi tipo o possibili confronti. Teresa è una figura, una figura iconica che Madredeus ha aiutato a creare e che ha aiutato a creare Madredeus. Quella di Teresa Salgueiro è tuttora considerata una delle più grandi voci portoghesi, ma descrivendola così la si inserisce in un panorama musicale che offre pochi confronti diretti. In questo caso gli aggettivi che più spesso vengono usati a questo proposito sono formalmente corretti, ma portano ad immaginare una voce completamente differente. Tale incoerenza prende vita da contraddizioni e paradossi che nella voce di Teresa vivono. Si dice spesso che è tersa e si può essere d'accordo. Ma nella mente di tutti una voce tersa è fredda; siamo abituati alle voci calde di Armstrong, di Aretha o a quella più recente di Alanis Morissette. I critici dicono tersa, ma è anche calda, rovente, rosso sangue. Amo dire che la voce di Teresa ha in sé tanti dei colori della terra natia, colori di terra, colori figli di un sole generoso e di un mare potente e a volte irascibile. E' il giallo oro della campagna alentejana, il bianco delle case sperdute ma vive, il verde dell'Estremadura e il blu di un cielo e un mare che sembrano essersi uniti per uccidere l'Orizzonte. Ma soprattutto direi che si tratta di una voce "rossa", come il sangue che scorre nelle donne portoghesi, come il sangue che vivo rapido scorreva in me nella terrazza del castello di Sao Jorge in Lisboa, come il fuoco delle dichiarazioni d'amore dei fado. E' ora evidente il paradosso di una voce che è fuori dai nostri canoni e che riesce ad essere tersa e rovente, limpida e sanguigna, cristallina e morbida, nello stesso tempo. Mi rendo conto ora che il discorso non è dei più oggettivi, ma l'oggettività non è figlia dell'uomo e neppure viceversa. Dirò quindi anche che la voce di Teresa viene detta chiara, portandoci alla mente Enja, McKennitt, Dead can Dance ed altri. Ma basta sentire due parole in parlato da Teresa per rendersi conto di come la sua voce sia scura, nera, profonda, quasi antica. Ma è anche una voce ... grande, una voce che "riempie", che non ha bisogno di cori e che può farsi carico di un grosso spettro di frequenze. Questo non riguarda l'escursione vocale, ma la sensazione di una "dimensione sonora" che fà si che la voce possa occupare e riempire da sola il suo campo di frequenze. Personalmente amo dire che la voce di Teresa Salgueiro è "grande", tanto grande da essudare da piccoli spazi, ma tanto concentrata da far rannicchiare su se stessi quelli grandi, grande da soffocare le immagini di "Lisbon Story", ma concentrata da fermarle in fotogrammi, quadri, pittorici ricordi. Abbassiamoci ora a giudizi più tecnici ingenuamente definibili come "oggettivi", basati su considerazioni tecniche. La voce di Teresa Salgueiro è da soprano, dotata quindi di una notevole escursione vocale. Non è tuttavia in possesso di grande tecnica, soprattutto se la si paragona a voci come quelle di Dulce Pontes, Celine Dion o Mariah Carey; sembra essere di impostazione classica, anche se solo accennata. Si dice a volte che è lievemente nasale, ma ritengo che questa sensazione derivi in gran parte dal canto in portoghese. Abbiamo già detto come Teresa Salgueiro sia un personaggio particolare oltre che una straordinaria cantante. I paradossi di cui vive la sua voce trovano nuova vita nella sua persona, nel suo comportarsi, nel suo presentarsi. Tanto si può leggere di lei e la si può indagare nei filmati dei concerti, nelle interviste e in tutto ciò che rechi sua impronta. Ma dopo tante analisi, tanti sforzi decrittografici, rimane una sconcertante confusione. Questo stato deriva dall' "inadeguatezza" della signora Salgueiro a tutti i cliché che la nostra mente costruisce attorno a queste figure di spettacolo. Per molti personaggi del jet-set sono stati necessari patetici libri per metterne in evidenza le differenze rispetto a questi modelli. Nel caso di Teresa basta una foto. Perché questo? Tanti si sono posti questo enigma e non saremo noi a rispondere. Diremo solo che si tratta di una serie di sensazioni di pelle che affiorano in presenza di Teresa Salgueiro. Non siamo i primi a dirlo, e, tra i tanti, lo stesso Pedro Ayres Magalhães ha detto che tutti i concerti è testimone dell'effetto che la mera fisica presenza di Teresa ha sugli spettatori. Non ci prostriamo qui ad alcuna dottrina esoterica, ma vogliamo sottolineare l'esistenza di un certo magnetismo che la signora Salgueiro possiede, e chiunque sia stato presente ad un concerto dei Madredeus potrà testimoniarlo. E' difficile definire l'origine di questo carisma: si può pensare che derivi da una serie di movimenti, dal tono della voce, dal portamento, o da altro. Personalmente, in questo particolare caso, amo pensare che sia originato da una certa forma di "fierezza", direi quasi "fierezza d'essere donna"; una sicurezza interiore non manifesta ma percepibile, in un atteggiamento simile a quello di colui che non ha nulla da nascondere, un passato di ferite alle spalle, errori gravi da dimenticare. E tutto questo porta immediatamente alla mente un'immagine di prima giovinezza, e successivamente di purezza. Tuttavia siamo ora arrivati ad una delle chiavi del fascino di Teresa, capace di soggiogare persone in tutto il mondo: la purezza. Caratteristica questa che traspare da ogni suo agire: il suo elegante portamento, la timidezza al microfono, il movimento delle mani, l'umiltà delle considerazioni e altro ancora. Uno legge di lei e scopre che non fuma, non beve, si trucca e prepara da sè gli abiti che porta in scena, e tutto sembra convergere verso una sempre maggiore purezza; purezza che troppo spesso l'uomo moderno considera qualcosa di irrecuperabile, o peggio, di rinunciabile. Conoscendo altri estimatori si scopre che è proprio questo ciò che più colpisce del personaggio Salgueiro: la convinzione che si tratti della dimostrazione vivente dell'esistenza di qualcosa che si credeva perduto. E tutti speriamo che Rui Machado, marito della "diva", si sbagli quando dice che "in tutto vi è una illusione". E' fondamentale ora inquadrare il particolare rapporto tra Teresa Salgueiro e Madredeus; rapporto codesto che può essere sintetizzato da un ennesimo paradosso ben delineato da Pedro Ayres Magalhães: "è come se Teresa Salgueiro fosse Madredeus e contemporaneamente Madredeus fosse Teresa Salgueiro".
Già da questo si può intuire come i caratteri di questa relazione sinergica siano conseguenza naturale di quelli del personaggio Salgueiro e del concetto Madredeus. Dal punto di vista concettuale vi sono due aspetti distinti aventi però stessa origine e stessa concretizzazione: la composizione e l'interpretazione.
Per quest'ultima potremmo riferirci in questo caso a Oscar Wilde che la considerava come massima manifestazione artistica dell'uomo. Non vogliamo tentare coraggiosi paragoni, ma ci limiteremo a dire che l'interpretazione è una delle chiavi dello scrigno che stiamo cercando di aprirvi. Nel sottolineare i punti di contatto con il fado, Pedro Ayres Magalhães ha detto che anche nei Madredeus l'interpretazione è pertinenza esclusiva della cantante che si ritrova quindi sola nel tessere le trame di quelle emozioni sepolte in parole e melodia. E' quindi Teresa che ha il compito di focalizzare e fungere da lente per la luce del sentimento ed è qui che mostra quanto sia straordinaria come cantante. Aggettivo quest'ultimo da leggere anche in senso etimologico poiché la strada interpretativa scelta e forse spianata è rischiosa e presuppone talento e non abilità. Teresa Salgueiro si allontana infatti decisamente dal canone interpretativo fado o d'oltreoceano basato su melodramma, virtuosismo e aggressione fisica al microfono; se ne distanzia proponendo un canto semplice, pulito, privo di fioriture virtuosistiche. Questo comporta che i piccoli e rari ornamenti che Teresa concede in concerto diventino perle più apprezzate dei vertiginosi e continui vocalizzi di Dulce Pontes o Mariah Carey, nonostante queste ultime abbiano un valore tecnico notevolmente superiore. Tutto lo sforzo tecnico e interpretativo si riversa quindi in un particolare controllo del volume, degli accenti e della disposizione delle parole sul tempo. E' un canto calmo, pacifico, lento e riflessivo. Si prediligono le note acute e questo tende a mascherare la forza di questo cantare che ci mostra come la passione in esso insito sia "trattenuta". Il calore ed il colore dell'interpretazione sono di una intensità sconosciuta a gran parte della musica d'oltreoceano; essa è infatti permeata di un modo unico e direi tipicamente Madredeus di mostrare i sentimenti. E' un piangere, un gioire e un gridare sommesso, profondo, nascosto nelle pieghe del vibrato, nella danza del volume, nelle impercettibili inflessioni della voce e del nostro stato d'animo che ci permette ogni volta di dare a queste leggere immagini sonore quei significati che il nostro cuore segretamente brama. Ciò è possibile poiché l'interpretazione si mantiene sempre implicita, e si esplicita solo nel riflesso che ha in noi. Questo vago discorso popolato di concetti difficili può apparire pretenzioso se si tiene conto di ciò che deve descrivere, ma la vaghezza è dimostrazione di come questa musica abbia letture estremamente soggettive, mentre la difficoltà dei concetti dimostra quanto sia difficile descrivere una voce e una strada interpretativa senza paragoni. Tuttavia la voce e l'interpretazione di Teresa Salgueiro si sono evolute di pari passo con il cammino discografico dei Madredeus. In ogni album il modo che Teresa ha di porre le canzoni all'ascoltatore è manifesto di quei messaggi che si intendono veicolare (troverete le necessarie precisazioni nelle recensioni degli album) Teresa anche compone le canzoni; le compone senza scriverle, le modella senza toccarle. Teresa è quindi musa ispiratrice che per il solo fatto di esistere altera la percezioni e le realizzazioni artistiche delle persone che le stanno vicino. Così è accaduto per i Madredeus al momento della scoperta di lei, tanto che la prima frase della "dichiarazione di poetica" di Pedro Ayres contenuta in "Os Dias da Madredeus" è "La voce di Teresa si rivelò come la nostra più imprevedibile ispirazione" e continua dicendo "Perto da entrega ao mundo das coisas simples, perto do amor expontaneo pelas coisas todas do mundo e era assim che ela cantava". Questa dichiarazione penso sia fondamentale per comprendere come Teresa sia potuta diventare musa non solo per la sua voce, ma anche per il suo modo di vivere. Fin da subito Teresa ha influenzato profondamente il percorso musicale del gruppo intervenendo così prepotentemente come fonte di ispirazione. Madredeus è una nave che ha subito una collisione con uno scoglio, ne ha risentito, ma è stata riparata e rinforzata e può ora navigare in acque ad altri precluse. Da tutte le interviste traspare come Teresa abbia sconvolto questi artisti cittadini affermati riportandoli ad una sorta di età dell'oro, più vicina alle cose semplici e a ciò che il mondo naturalmente ci offre. Penso che la straordinarietà di Teresa si celasse e si celi nel suo rappresentare una ordinarietà perduta fatta di quelle cose che essendo ritenute ovvie sono state dimenticate; è il fascino della concretezza, di quella realtà non fatta di lustrini, luci al neon ed aperitivi, ma di terra, sole e mare. Rivelare il fascino dell'"ovvio" è diventata quindi una delle missioni dei Madredeus e in questo Teresa deve essere stata determinante. Nel corso degli anni i Madredeus hanno pienamente compreso come il personaggio e l'immagine di Teresa abbiano finito per incarnare quei messaggi e quei propositi che il gruppo stava musicando. Questo era dovuto al costante ruolo di musa che Teresa Salgueiro aveva svolto con la sua voce e con il suo modo di fare. Di qui la netta svolta seguita ad "Existir": se nei primi tre dischi non vi sono foto di rilievo del gruppo, in "O Espírito da Paz" appare una foto di Teresa che per molti versi può essere letta come una icona dell'album e della sua atmosfera. E' una foto studiata, intensa, molto bella. Ma questo rilancio di Teresa come simbolo vivente del Madredeus pensiero non avrebbe avuto l'esito sperato senza la vicenda "Lisbon Story". Wim Wenders ha avuto l'intelligenza e soprattutto la sensibilità di capire la forza della musica e delle immagini che i Madredeus possono offrire, inserendoli quindi oltre alla loro musica come attori di loro stessi. Ha saputo in poche inquadrature spiegarne il paradosso della loro celestialità poggiata su profonde e terrene radici; ma ha saputo anche capire la forza iconica e il magnetismo di Teresa, mettendo in evidenza l'atemporalità della sua fisionomia e l'aggraziata ed elegante "rusticità" dei modi e dei gesti. "Lisbon Story" ha quindi battezzato Teresa come Orizzonte dei Madredeus. "Ainda", colonna sonora di quel film, ci dona quindi in copertina la sua ombra sul muro. Quella di "O Paraíso", sembra dirci come quell'album vada letto attraverso la sua immagine. Nell'ultimo disco compare in una concreta foto. Da questo percorso vediamo come Teresa sia simbolo dei Madredeus, ma ne sia soprattutto figura iconica: questo è il motivo per cui la gravidanza di Teresa non è stata nascosta, ma anzi valorizzata, vedendo in questa meravigliosa manifestazione di vita il massimo manifesto di quella pace che i Madredeus tanto difendono.
Corvinus
dal sito Madredeus - O Porto - http://go.to/madredeus